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Retroscena a “La vita in diretta”

Marco Liorni ha appena lanciato il servizio. Alcune badanti stanno raccontando la loro vita nelle famiglie milanesi.

“Stepan, quando rientriamo in studio riprendo da te. Ti chiedo com’è lavorare con Riccardo”. Marco Liorni mette sul chi va là Stepan.

“Ok”. Stepan risponde con sicurezza.

Un colibrì non farebbe in tempo a battere le ali una sola volta che Stepan affonda le unghie nel mio avambraccio. Mi guarda controllandosi. Nonostante lo sforzo la sua preoccupazione sta sgorgando da ogni poro.

“Ricky, cosa dico…?”

“Di quello che pensi Stepan, dì la verità”. Sospetto cosa dirà, ma mi sono ripromesso di essere sempre onesto con i miei lettori.

Il servizio finisce. Le telecamere in studio si riattivano. Marco Liorni annuncia il rientro e guarda Stepan con un sorriso rassicurante.

“Stepan. Com’è lavorare con Riccardo?”

“Prima di tutto – esordisce Stepan – Riccardo è un gran rompiscatole…”

 

Clicca qui e guarda l’intervista

 

29 febbraio 2016

La vita in diretta Continua a leggere

SORPRESA DA FIRENZE (parte 2 – fine)

Prima leggi: SORPRESA DA FIRENZE (parte 1)

Fare breccia in un bunker protetto da un arsenale di intelligenza, intuito e dialettica sopraffina è una missione impegnativa. Molto impegnativa. Come fare cambiare idea a Nelly. Cercare di dissuaderla, invece, è una missione impossibile. Il fallimento è certo. Perché prima ancora che si cominci solo a pensare di affrontare il bunker bisogna superare una barriera fatta di convinzione granitica. Un bastione insormontabile contro il quale si schiantano tutti i tentativi. Anche quelli più raffinati.

Curiosi e assonnati. I due occhi piccoli mi fissano. E mi ricordano che quando Nelly si mette in testa qualcosa, prima o poi la fa’.

Ne avevamo parlato ogni tanto. Poche discussioni ma profonde. Avevo cercato di dissuaderla. Di farle capire che se lo avessimo fatto tutto il peso sarebbe caduto sulle sue spalle. “Mon amour, non ne hai mai avuto uno. Non sei abituata a gestirlo. E io, nelle condizioni in cui mi trovo, non posso aiutarti”.

Mi illudevo di averla convinta. Fino alla volta successiva. Ricominciavamo a parlarne come se fosse la prima volta. Non mi restava che sperare che se ne dimenticasse. O che continuasse a rimandare, fino all’infinito.

Invece. La sera prima mi aveva telefonato da Firenze. Pitti Uomo chiudeva e la titolare della griffe le aveva chiesto di restare a cena per convincere un’importante boutique giapponese a completare l’ordine di maglioni di cachemire con i modelli più innovativi. Ci saremmo visti il giorno dopo in ufficio.

Ora era lì, in piedi davanti a me con gli occhi luminosi che tracimavano gioia. La gioia di Nelly quando sta facendo felice qualcuno. Seduto sulla poltrona presidenziale in simil pelle nera mi ero trascinato oltre la scrivania. Eravamo uno di fronte all’altra. La piccola cucciola che Nelly teneva goffamente e io. Le ho avvicinato la testa e arricciato il naso. La lingua era guizzata verso la punta. Era rientrata prontamente. Mi stava studiando. Per poi lanciarsi verso il mio viso per una leccata vigorosa. Era appena scoppiato un amore.

Una piccola Jack Russell “sbagliata”, tutta color biscotto, era entrata nella nostra famiglia. Cookie, due occhietti vispi, un mozzicone di coda sempre in movimento, stava per prendere possesso di casa nostra.

 

Aprile, 2003 (circa)

sorpresa

Sorpresa! Anzi no…

Ogni mattina controllo le statistiche di “Badavo ai badanti”. Quanti accessi. Quante pagine lette. Cosa hanno letto. Da dove arrivano i lettori. Ogni volta che si aggiunge un paese è una sorpresa.

“Porca miseria! Stanno cominciando a leggere dal Kenya! “

“Ah… è Nelly…” (nda: stava accompagnando un gruppo)

 

13 ottobre 2016

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Malattie misteriose Italia e la CIDP (02/06/2016)

Sono stato il testimonial della CIDP nella prima puntata di “Malattie Misteriose Italia”. Una piccola operazione di trasparenza: oggi e mentre giravamo ero su una seggiola a rotelle; il trapianto di midollo non è stato risolutivo.

Clicca sulla fotografia per vedere il documentario. La mia parte comincia a partire dal minuto 19.

Malattie misteriose

 

 

SORPRESA DA FIRENZE (parte 1)

La porta dell’ufficio si apre lentamente. Elena smette di parlare e corruga la fronte mentre si volta verso l’entrata.

Mezz’ora prima era comparsa sulla porta della mia stanza. Si era appoggiata allo stipite sinistro e mi aveva chiesto un’opinione su una campagna pubblicitaria. Una questione più tecnica che altro, risolta in pochi attimi. Era rimasta lì. Dalla campagna pubblicitaria eravamo passati a chiacchierare di tutto e niente. Quelle conversazioni inconcludenti perfette per il sabato mattina. Quando in ufficio non c’è nessuno, i telefoni non squillano, e i corrieri non irrompono a consegnare i soliti pacchi urgenti.

L’espressione di Elena vira verso un sorriso. Mentre la porta continua ad aprirsi. Lentamente.

“Ciao”. È sorpresa.

Faccio rotolare la sedia verso destra per inquadrare la porta. Nelly!

“Cosa fai qui!?”. Vederla. Vedere il suo volto illuminato dal suo sorriso, continua ad essere una sensazione indescrivibile. Soprattutto quando non li vedo da un po’. Come negli ultimi quattro giorni in cui è stata a Firenze per Pitti Uomo. Sarebbe tornata ieri se la titolare della griffe non le avesse chiesto di rimanere anche il venerdì sera per una cena con un’importante cliente. Ci saremmo visti oggi pomeriggio a casa. Sono confuso.

“Indovina chi ti ho portato da Firenze?”. Nelly è piegata in avanti. Il busto in ufficio, il resto sul pianerottolo come per trattenere qualcuno che vorrebbe irrompere.

“Moira!?” Moira. A Milano? Nelly ci è riuscita. L’ha strappata dai colli del Chianti per farle passare due giorni da noi a Milano. Favolosa!

“No, no…” Gli occhi di Nelly tracimano di gioia, di chi si sta divertendo a prendere in giro.

“No?! Come no?!”

Elena fa da spettatore.

“No, no!”. Nelly è sempre più divertita. Sa che se non ci arrivo subito ho poca pazienza. E ci sono. Quasi.

“Dai, dimmi… ” Sto iniziando la fase uno: la supplica.

Nelly non se la gode minimamente. Entra in ufficio trattenendo un’esclamazione: “ma è lei!”

Due occhi assonnati. Piccoli. Curiosi. Mi fissano.

(Gennaio 2003)

sorpresa

“Tutte le fortune” a “La vita in diretta” con Marco Liorni (29-02-2016)

E’ stato un incontro molto piacevole. Essere in trasmissione con Stepan il degno coronamento di un percorso ancora lungo e da raccontare. Marco Liorni e’ stato un contraltare perfetto!

CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE L’INTERVISTA (A partire dal minuto 14)

La vita in diretta2

NELLY (EP. 2)… La donna della mia vita

(Ho conosciuto Nelly mentre all’apice del miglioramento post trapianto di midollo. Camminavo in piena autonomia per 10 km. Facevo fatica sulle scale, quando la strada era in discesa. Avevo ripreso a guidare la macchina con l’unico limite che non riuscivo a girare la chiave nel quadro. Le braccia si erano rafforzate. Le mani concedevano un supporto minimo. Vivevo da solo da più di un anno).
La piazza di Greve in Chianti è uno spettacolo. Anche con il cielo di novembre carico d’acqua. Non c’è anima viva. I negozi sono chiusi. I locali pure. Addio aperitivo. Mi appoggio a un tavolone da esterni della trattoria e continuo a chiacchierare con Nelly.
Stiamo insieme da meno di un mese. Stiamo vivendo l’entusiasmo degli inizi. Le emozioni del solo guardarsi negli occhi. E gli occhi di Nelly sono straordinari. Grandi, aperti, profondi e sinceri. Sono il suo specchio. Parliamo. Scherziamo. Ridiamo. Stiamo aspettando che Moira, una tra le amiche più care di Nelly che siamo venuti a trovare per il ponte dei morti, rientri dalla cavalcata.
C’è qualcosa che mi sta spiazzando. Una sensazione. Mai provata e tanto meno plausibile per due persone che stanno insieme da tre settimane.
La strada statale 222 taglia in due il Chianti da Firenze a Siena. Attraversa un paesaggio indescrivibile. Unico al mondo. Meta degli amanti del buono e del bello. Quello semplice e sincero. L’eredità di una cultura millenaria che non poteva che nascere all’ombra dei campanili che punteggiano le colline della Toscana. Ci stiamo dirigendo verso Siena. Non ho mai visto Piazza del Campo.
“Nelly, di qua non scendo”. Lo dico con serenità e decisione. Yuri, il badante venuto dopo Ivan, è rimasto a Milano. Non voglio rischiare di cadere e farmi male. Soprattutto non voglio rovinare il primo weekend con Nelly inciampando in uno dei gradini che portano alla piazza.
“Perché?” È una domanda retorica. Ma rassicurante.
Con decisione e delicatezza mi mette il braccio sinistro intorno alla vita. Non faccio in tempo a rendermi conto di quello che sta succedendo che sono seduto al tavolino di un bar nella piazza del Palio.
Parliamo. Ridiamo. Scherziamo. Nessun accenno a quello che è appena successo. Non ce n’è bisogno.
E con estrema naturalezza stiamo camminando abbracciati lungo la discesa di Piazza del Campo. Che è ripida. Molto ripida. Almeno lo è per me. In quel momento non me ne accorgo. Quasi.
Continuo a sentire quel “qualche cosa” che mi spiazza. Lentamente la sensazione fa capolino nella mia coscienza. Diventa palese. Straordinaria nella sua semplicità. È la familiarità. Quell’alchimia che si crea solo negli anni. Con Nelly le cose stanno accadendo come se fosse così da sempre. È il suo miracolo. Nelly ti entra nella vita. Sotto la pelle. Con delicatezza. Leggerezza. Discrezione. Semplicità. Come se fosse sempre stata lì. E quando te ne accorgi ti guarda con gli occhi profondi e il sorriso allegro che ti stanno dicendo: “io ci sono”. Più di una promessa. In quel momento la stai già amando.
Con Nelly sono andato dappertutto. Con Nelly ho fatto cose che pensavo impossibili. Nelly mi ispira. Con Nelly do il meglio.
Sono passati 10 anni. Ridiamo. Parliamo. Scherziamo. E siamo una famiglia.
(Novembre 2002)
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“Dottor Taverna, io e lei abbiamo in comune una cosa rara”, mi dice il capo del personale di Sai8, il gestore del servizio idrico integrato per il quale sto gestendo la Reputazione.
“Cosa?”
“Siamo tra i pochi ad amare ancora le nostre mogli”.
Oggi, Roberto è un amico insostituibile. Per questo e per altri motivi.
(Luglio 2010)

OMAR (EP. 3)… rompi? Paghi!

Procedeva imperterrito. A rompere oggetti e da un po’ non solo quelli. Anche quella mattina, come tutte le mattine, ormai da un mese, ripone il mio portatile e i vari accessori dalla tavola da pranzo nella borsa. Pronto per essere riattivato in ufficio. Faccio colazione. Mi lavo. Mi veste. Mi posiziono sulla seggiola a rotelle. Mi appoggia la borsa del portatile sulle gambe. Andiamo in ufficio. 150 m di trasferta!
Sobbalzo…
“Signor Omar, stia attento alle buche… per favore…”, raccomando rassegnato. In un mese l’avrò detto 30 volte.
“Si Signor Riccardo…”, risponde. Le parole che viaggiano più lente di un bradipo.
Sono in ufficio. Bevo il caffè con Alessia e Boris. Omar prepara il mio portatile. In questo è diligente.
“Tutto pronto. Vado”. Omar esce dall’ufficio.
No!!!! Lo schermo del portatile è scheggiato. Inutilizzabile.
“Omar, torni in ufficio”, scandisco nel cellulare trattenendo un attacco d’ira. So cosa è successo!
“Non so cosa è successo”, mi spiega Omar.
“Glielo dico io cosa è successo, signor Omar. Non ha rimosso il coperchio della chiave USB del ricevitore del software di riconoscimento vocale che appoggia in cima alla tastiera del portatile tutte le volte che lo prepara. Lo fa tutte le mattine e da un mese. Questa mattina invece no! Oltretutto per chiudere il portatile ha dovuto forzare. Non se ne è accorto?”
“No” risponde Omar pacatamente.
“Mi dispiace, questa volta paga il danno”. Glielo dico serenamente.
“Ok” continua Omar sempre pacatamente.
Non polemizza?! Merita rispetto..
La stessa sera. Mi sta cambiando. Omar “rompe” il silenzio.
“Signor Riccardo, le devo spiegare… “, esordisce pacatamente, monotono.
“Mi dica…”, rispondo distrattamente.
“In questo mese ho rotto tante cose…”
“Si…”, interloquisco, un po’ meno distratto.
“Vede… in realtà, non sono io che rompo gli oggetti”, incomincia a spiegare con estrema serietà.
“E chi sarebbe mai?” Chiedo. Sta incominciando ad attirare la mia attenzione. Anche se in un angolo remoto della mia mente temo la piega che potrebbe prendere il discorso.
“Si ricorda che le ho detto che suono”, Omar riprende pacatamente.
“Si”.
“… e che suono durante le messe dove succedono cose strane… dove le persone guariscono…”, continua Omar, sempre pacatamente.
“Sii…”, il timore vago sta diventando una realtà grottesca.
“Vede… io ho un nemico – va avanti pacatamente Omar – che mi attacca quando le persone guariscono”.
Lo so. Dovrei troncare. Chi sia il nemico è chiaro. Ma è più forte di me…
“E chi sarebbe questo suo nemico”, sono tra l’irritato, il divertito e, ammetto, lo sfottente.
“Satana, signor Riccardo, Satana”, annuncia Omar … pacatamente.
L’ha detto! Ha proprio detto Satana! Non ci posso credere…!
“In pratica – spiega Omar, pacatamente -per vendicarsi Satana mi fa rompere le cose…”.
“Aspetti. Aspetti – interrompo – quindi, lei guarisce delle persone, fa arrabbiare Satana che per vendicarsi le fa rompere le mie cose?!” Non posso credere che stia capitando a me. Omar è serissimo.
” È così!”, esclama Omar. Riesce a esclamare pacatamente…
“Senta signor Omar – taglio corto – ammesso che io ci creda, e io non ci credo, si inventi delle scuse più credibili per giustificare la sua distrazione. Oppure la smetta di guarire le persone. Oppure dica a Satana di vendicarsi in qualche altro modo… ma la smetta di rompermi la casa!”.
“Ma signor Riccardo … non funziona mica così… Satana…”, mi dice Omar con aria di compatimento.
“OMAR!!” Esclamo, alzando decisamente la voce.
Ci vediamo domani mattina.
Non pensate che sia finita qui.
(Dicembre 2010)

VICTOR… il badante ha da puzzà

Quarto giorno di lavoro. Mattina. Sono in bagno seduto sullo sgabello. Victor mi sta aiutando a svestirmi.
54 anni, rumeno, è in Italia da tre mesi. Nel corso del colloquio mi ha aveva fatto una discreta impressione. Alto poco meno di me, robusto, aveva risposto alle mie domande con estremo buon senso. I baffoni bianchi nascondevano un sorriso rassicurante. L’italiano discreto. Potenzialmente un ottimo badante.
“Signor Riccardo, lei deve essere un uomo un po’ pretenzioso” mi dice con tono serafico, come se stesse pensando ad alta voce.
“Signor Victor, cosa intende per pretenzioso? In italiano, a secondo di con me la usa, la parola può essere considerata un’offesa” gli rispondo tenendo sotto controllo la sorpresa e un pizzico di irritazione ma pensando anche al livello del suo italiano.
“Certo, signor Riccardo, pretenzioso – insiste – lei si lava e si cambia tutte le mattine” mi spiega parlando lentamente come a volersi assicurare che io capisca.
Sono sorpreso!! Per un attimo mi manca la parola!! Poi intuisco la “verità”.
“Scusi signor Victor, ma con questo lei quante volte si lava e si cambia?” domando temendo la risposta.
“Una volta alla settimana” mi risponde con il tono di chi sta dicendo la cosa più ovvia. (Nota per i lettori: io non sento gli odori!!!).
È sera. Sono in salotto con Nelly. Victor è appena andato a casa.
“Mon amour, a odore, come è messo Victor?” chiedo a Nelly con circospezione
Nelly strabuzza gli occhi in segno di disgusto (nota per i lettori: Nelly ha l’olfatto di un segugio!!!)
“Puzza a tal punto che quando finisce di pulire una stanza devo aprire le finestre per cambiare l’aria!”
Quinto giorno di lavoro. Mattina. Victor e io stiamo uscendo per andare in ufficio.
“Signor Victor, a proposito del discorso di ieri mattina, lei ha intenzione di cambiare le sue abitudini igieniche?” domando cercando di non essere offensivo.
“No signor Riccardo – risponde convinto – e siccome capisco che per lei sia un problema se è d’accordo continuo a lavorare sino a quando trova un sostituto”.
Altro badante, altro giro.
(Febbraio 2008, circa)