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ROMANA ENTRA IN STRIKE

Prima leggi: ROMANA

“Romana, è giunto il momento”. A decidere ci ho messo poco.
L’idea sulla quale Strike era nata era innovativa, geniale. La visione che la sosteneva immaginava già il Web 2.0 accessibile da telefoni cellulari. L’obiettivo era fornire un servizio di informazione contemporaneamente agli esercizi commerciali e ai consumatori. Bacheche informative sarebbero state installate in luoghi ad alto passaggio. Il perimetro della bacheca era dedicato a spazi pubblicitari a disposizione degli esercizi commerciali della zona. I negozi inserzionisti sarebbero entrati in un database che comprendeva le referenze in vendita. Il database sarebbe stato accessibile attraverso un sito consultabile da telefoni cellulari di una generazione forse ancora da pensare. Infine, un sistema di localizzazione avrebbe segnalato ai consumatori i negozi della zona con il prodotto che stavano cercando. Era solo il 1995. E insieme all’idea, scoprivo il talento di mio fratello che l’aveva pensata.
Ale e io eravamo ancora in una fase della nostra vita in cui lo strato di cenere sotto il quale giacevano le ragioni dei nostri problemi era troppo sottile. Lavorare insieme, discutere dell’organizzazione dei processi, confrontarsi, è stato come soffiare sulle braci. I conflitti divampano. Prima sulla gestione dell’azienda. Subito dopo rinfacciandoci il passato.
Il bivio si stende di fronte a me invitandomi a prendere una strada. La tensione con Ale cresce esponenzialmente. Ogni giorno. O chiudo la società. O faccio rilevare a Romana le quote di mio fratello. Scelgo il secondo sentiero. Salvo l’avviamento di Strike e, nonostante mi fossi impegnato a far rientrare Ale nell’asse societario quando saremmo riusciti a convivere lavorando, perdo mio fratello.
L’entrata di Romana cambia la natura di Strike. Il progetto delle bacheche viene abbandonato. E Strike diventa una società di consulenza in marketing e comunicazione.
(1997, circa)

STRIKE COMMUNICATIONS, LA CONQUISTA DELL’AUTONOMIA.

Prima leggi: LAVORO E DISABILITA’ (parte 1) … trasparenza a tutti i costi

Disabilità e lavoro. Il binomio non è dei migliori. La percezione è che il costo aziendale sia superiore al “rendimento”. A meno che il disabile venga garantito, trovare lavoro è difficile. Negli anni novanta era così. Oggi, l’opera di sensibilizzazione sul ruolo del disabile nella società sta cominciando a far passare l’idea che contribuisca ai risultati aziendali.
Sono alcuni mesi che in MGD le cose non funzionano. L’agenzia si sta perdendo smalto. Non riesce più a pensare in prospettiva. I rapporti personali rischiano di compromettersi. E dopo tre anni sto per passare di moda. È più di un sensazione. È arrivato il momento di andare, tagliare il cordone ombelicale con il mio primo vero lavoro, prima che nascano i conflitti. Mi affido a un cacciatore di teste. Le condizioni sono favorevoli. Le competenze ci sono: ufficio stampa, comunicazione al mercato finanziario, strategia, capacità di attrarre nuovi clienti. L’esperienza pure. E lo scenario è favorevole: le agenzie di relazioni pubbliche stanno creando o rafforzando le divisioni di comunicazione istituzionale e finanziaria.
I colloqui non si fanno attendere. Vengo ricevuto da un direttore che mi scandaglia e mi torchia. I problemi alle mani sono ancora difficili da cogliere al volo. Li nascondo facilmente e mi guardo bene dal renderli palesi. Nella settimana successiva sono seduto di fronte all’amministratore delegato. Il colloquio ha successo. Fino alla fatidica domanda:

“mi parli di un suo pregio e di un suo difetto”.
L’ho sempre trovata una domanda idiota. Chi, a parte pochi, ha la personalità per tirarsi una vera zappata sui piedi? Mi sono sempre chiesto quanto chi la pone crede alle risposte che si sente dare. Nella sua assurdità mi fa gioco perché la scelgo come il momento per essere trasparente sulla CIDP.Sui deficit che comporta al lavoro. Sul mio modo di affrontarla. Sul mio modo di lavorare. Da una assunzione quasi certa, l’agenzia non si fa più sentire. Capiterà tre volte. Con alcune tra le più prestigiose agenzie d’Italia. Il messaggio del mercato è chiaro: devo cavarmela da solo. Lascio MGD per un anno sabbatico. È arrivato il momento di prendere la laurea. Dopo quattro mesi mi chiama Emmanuelle. Incomincio inDow Jones.

I diciotto mesi di consulenza in Dow Jones come responsabile delle relazioni esterne stanno per terminare quando Bridge Information Systems ne annuncia l’acquisizione. Intuisco che il mio contratto non verrà rinnovato. Cosa che mi viene annunciata dall’amministratore delegato poche settimane dopo. Poco male. Ho già compiuto il salto.
Costituisco Strike Communications con mio fratello al quale, un anno dopo, subentrerà Romana. Il nome si ispira al soprannome che mi viene dato in Dow Jones da alcuni colleghi: Mr. Wolf. Perché risolvo i problemi. Come il personaggio di Pulp Fiction.
Strike è un’altra risposta alla vita. Alla CIDP. È l’annuncio che ci sono. Che non mi tiro indietro. Che tutto dipende da me. È l’affermazione della mia autonomia professionale e di vita.
(1996, circa)