Archivi categoria: Presentazione

Zurich Assicurazioni, 23 maggio 2016. Presentazione di “Tutte le fortune”

Quando ti viene incontro la prima volta lo noti perché è piccolo. Poi lo conosci e scopri di essere al cospetto di un gigante che avvolge tutto ciò che lo circonda con la sua ombra di bontà.

Ho incontrato Leonardo a gennaio (2016). Oggi l’ho conosciuto. E mi sono sentito piccolo piccolo.

23 maggio 2016

Libreria dell’Arco, Reggio Emilia. 12 aprile 2016, presentazione di “Tutte le fortune”

I legami sono una cosa misteriosa. Indecifrabile. Pensi che siano temperati e invece sono di sabbia. Credi che siano sfilacciati e invece sono solidi come monoliti. Monolitici come quello con Carlo.

Vent’anni sono lunghi. Tanto da indebolire la memoria e fare cadere le persone nell’oblio. Come Carlo. Poi un libro, un groviglio di carta e inchiostro te lo fa ritrovare. E scopri di avere avuto un tesoro inestimabile. Scopri di averlo ancora. Un’altra delle mie fortune.

Claudia e Carlo hanno organizzato la presentazione. Ma è stata molto di più. Era stata la Libia a farci incontrare. La Libia è stata la reminiscenza della serata. Una magia di Carlo. La magia di Carlo mentre raccontava. Ho chiuso gli occhi per un istante e ho sentito, per un attimo, il profumo del djebel. Grazie Pucci!

 

Teatro Comunale di Siracusa, venerdì 6 maggio 2016: presentazione di “Tutte le fortune”

Nascosto tra le stradine dell’Ortigia, il Teatro Comunale è uno dei 1000 capolavori italiani che il paese non riesce o non vuole valorizzare. Ci sono voluti, un’altra volta, gli uomini di buona volontà del 2010. Come sei anni fa, si sono messi in testa di compiere una missione quasi impossibile. Allora era un depuratore da mettere a norma in tempi impossibili. Brevi. Questa volta si è trattato di aprire il Teatro Comunale per presentare “Tutte le fortune” a Siracusa. Ci sono riusciti.

Il 6 maggio, alle 19, ero seduto nel foyer gremito. Alla mia destra Prospero e Sebastiano. Alla mia sinistra Jose e Paolo.

Ne è nata una narrazione unica. Del libro, della nostra amicizia, dell’avventura del 2010. Indimenticabile. Una serata indimenticabile.

 

Stecca degli artigiani – Milano (26-01-2016) presentazione di “Tutte le fortune”

Presentazione al circolo di Legambiente “Vivi con stile” grazie alla straordinaria organizzazione della straordinaria (la ripetizione è voluta) Ida La Camera. Legambiente ti sorprende sempre!

Grazie Barbara Meggetto per aver moderato con semplicità ed eleganza l’incontro.

Grazie a Roberta Spotti per le foto.

Grazie a tutti gli intervenuti.

Grazie a Rossella e Stefano per esserci sempre!

“Tutte le fortune” (video) presentazione al Congresso di Legambiente (11-12-2015)

Il video integrale della prima presentazione in assoluto di “Tutte le fortune”!

Ringrazio Legambiente, Rossella Muroni e Daniele Garigliano!

CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE IL VIDEO

Milano 01

“BADAVO AI BADANTI”… CONTINUA!

La pubblicazione di “Tutte le fortune” non è un punto d’arrivo. “Badavo ai badanti” infatti continua. Continua con lo spirito e la modalità che lo hanno fatto nascere, crescere e diventare un libro: libertà e destrutturazione. Penso di avere altro da raccontare: episodi tragicomici, riflessioni sulla disabilità e, umilmente, sulla vita.

Congresso Legambiente Bari 2011Dei badanti c’è ancora tanto da raccontare. Come tanto da raccontare c’è della mia vita lavorativa. E, soprattutto, c’è da raccontare tanto di Nelly e della nostra vita.

Se volete continuare a seguirmi registratevi sulla pagina Facebook di “Badavo ai badanti”: cliccate il classico mi piace. Oppure registratevi direttamente sul blog. O meglio, fate entrambe le azioni.

Ci vorranno un po’ di giorni: abbiate pazienza. Sto arrivando!

CRITICHE AGLI EPISODI

Badavo ai badanti, il blog, nasce il 18 dicembre 2011. Fra poco più di un mese compie anni. È nato come una sfida. È continuato come una passione. Si svilupperà in un libro. Diventerà, forse, l’architrave di un progetto.

Scrivere di se stessi non è facile. Soprattutto se lo si vuole fare anche per qualcun altro. Per quella persona, lontana o sconosciuta, in difficoltà e incapace di reagire. Per ispirarla, lo dico con estrema umiltà, per dirle che nonostante tutto si può andare avanti, devo essere onesto. Non posso essere altro. Scrivere onestamente è un dovere. Una condizione necessaria. Scrivere onestamente vuole dire mostrare apertamente me stesso, le mie debolezze. Onestamente significa rispettare la verità dei fatti. Sia che io ne esca bene. Sia che ne esca male. L’onesta è un prerequisito di questo racconto. Con me stesso, per esserlo con chi mi legge. Racconto ciò che è successo. Come ho vissuto il momento. Come lo ho affrontato. Le conseguenze che ho sopportato o goduto.

Una complicazione è inevitabile. Raccontare le storie delle vite che hanno incrociato la mia. Soprattutto quando gli incroci hanno provocato sofferenza. Raccontare un episodio che coinvolge qualcun altro non è facile se il legame si è spezzato dolorosamente. Allora cerco di raccontare solo quello che serve a far capire la mia vita. Cerco di delineare le personalità attraverso i fatti. Non attraverso le mie opinioni. Giunto alla soglia del mezzo secolo, metà vissuto da invalido, ho conquistato un discreto equilibrio. Non serbo rancori. E non scrivo per recriminare.

Sono stato criticato per come ho raccontato alcuni episodi familiari e ho pensato a lungo se rispondere. Questo post, parzialmente ispirato da quelle osservazioni, è in parte una risposta. A proposito delle critiche. Sono aperto a riceverne sul racconto degli episodi se rispondono ad alcuni requisiti. Che l’autore prima legga tutto il blog. E si impegni a ricostruire correttamente le vicende e la loro cronologia. È uno sforzo che deve ai lettori. Allora accetterò il confronto. Diversamente risponderò con un semplice grazie e non pubblicherò il commento.

Invece, a proposito dei miei rapporti familiari odierni, rispondo pubblicando una lettera scritta nel 2009 in risposta all’invito di Paolo di riavvicinarmi a Marta.

Ciao Paolo! La tua risposta mi sorprende piacevolmente perché mi hai di fatto risposto e soprattutto perché ne deduco che il tuo rapporto con Marta abbia raggiunto un equilibrio che non può che giovare principalmente a Giorgia.

È molto difficile risponderti brevemente. Quindi, a costo di sembrare logorroico mi dilungherò un po’, ma penso che la tua riflessione lo meriti. Incomincio con una premessa. Da quando siamo arrivati alla rottura, giorno che ahimè mi ricordo benissimo, ho deciso di prendere una posizione e di portarla avanti in modo rigoroso. Non sarei mai più entrato in uno dei giochi preferiti della nostra famiglia: raccontare agli amici comuni, agli zii, ai cugini, eccetera “le cose che lui o lei ha fatto a me … quindi io sono migliore di loro”. Tantomeno lo farò ora. Anzi, ti aggiungo che a mia moglie stessa, Nelly, quando ci capita di parlare di Alessandro o Marta, ripeto sempre che i fatti della famiglia Taverna visti dal loro punto di vista e quindi da loro raccontati non possono che dare loro ragione.

 Ti racconto un fatto che pochi sanno. Gli ultimi mesi in cui ho vissuto a Milano 2, prima che vendessimo la casa, sono stati veramente difficile per tutti, nessuno escluso. La mamma stava morendo, io avevo appena subito un trapianto di midollo micidiale del punto di vista fisico ed emotivo. Sono dell’idea che in questi momenti si vedono le qualità morali delle persone. Prima di traslocare nella mia nuova casa, ho vissuto un mese in albergo. In quel mese, riflettendo sugli ultimi mesi passati a Milano 2, ho capito che nel mio futuro da disabile avrei dovuto contare solo sulle mie forze. Per cui ho scelto di non cercare per alcuni mesi parenti, zii, cugini, amici dei miei genitori e tutte le persone che avevano giurato che mi sarebbero state vicine per mettere alla prova la forza dei legami. (ne approfitto per aggiungere una cosa della quale sono convinto. Sono convinto che avere un parente o un amico disabile non sia una cosa facile e che tuttavia non ho mai giudicato quelli che hanno smesso di vedermi o di sentirmi per il disagio di dovermi “gestire”: venirmi a prendere, aiutarmi a camminare, portarmi indietro eccetera). Concludendo, in quei mesi ho capito su chi potevo contare, quelli che erano sinceri e ho scoperto gli ipocriti e i deboli ma, soprattutto, ho capito che ce la potevo fare.

In quei mesi ho anche fatto delle scelte ancora più difficili. Ho lasciato la società di comunicazione della quale ero socio per mettermi in proprio, non per approfittare delle leggi che favoriscono l’assunzione di disabili (avrei potuto staccare dei contratti molto interessanti). Ho aperto la mia società di consulenza inventandomi una nicchia che in cinque anni l’ha portata, insieme ai giovani collaboratori che ho trovato e a partner prestigiosi ma folli che si sono lasciati coinvolgere dal progetto di un disabile, ad essere un punto di riferimento professionale e culturale per tutto ciò che riguarda la reputazione d’azienda e la CSR per aumentare il valore delle imprese: per quel che riguarda la consulenza alle organizzazioni del terzo settore siamo considerati un interlocutore indispensabile.

Quando incominciai questa strada mi davano del matto: “ Ricky nelle tue condizioni non puoi rischiare…”… ma ce la sto facendo. Perché ce la sto facendo? Perché ho fatto della mia serenità l’unico diritto imprescindibile e irrinunciabile sul quale costruire il mio futuro anche perché, ammettiamolo, tra clienti da gestire, il budget, collaboratori da gestire, badanti inetti e altre amenità di motivi per stressarmi ne ho. Parallelamente a ciò mi sono imposto di essere intellettualmente onesto con lo stesso rigore… a partire da me stesso.

Ti racconto un episodio: quando ho capito di essere innamorato di una donna straordinaria prima di chiederle di sposarmi le ho chiesto di accompagnarmi a una visita di controllo dal neurologo. Al termine della visita ho chiesto al neurologo di raccontare a Nelly nel modo più chiaro ciò a cui sarebbe andata incontro restando insieme a me nel caso peggiore. Solo dopo le ho chiesto di sposarmi.

Caro Paolo, non voglio farti l’apologia di Ricky. Ti ho raccontato queste cose perché se c’è una cosa della quale sono consapevole è che tutte le volte che Alessandro, Marta e Ricky si sono incrociati, anche con tutta la buona volontà, la tensione, per usare un eufemismo, ha battuto la serenità andando sempre a peggiorare rapporti già problematici (e questo è un altro eufemismo). E sull’altare della serenità ho fatto sacrifici e rinunce. In assoluto hai ragione quando dici che “i nostri cari sono una priorità sempre e a qualsiasi costo”. Purtroppo in quei mesi di cui ti ho raccontato e negli anni in cui ho vissuto da solo ho imparato, assumendomi la responsabilità delle mie scelte sperando sempre che anche gli altri si assumano le loro, che non è sempre così: nella famiglia Taverna sono “i cari” che hanno procurato ai propri “cari” la maggiore sofferenza. Dico questo mettendo tutti sullo stesso piano. Prendendo alla lettera la tua domanda, per fare pace con Marta dovrei avere dei motivi di rancore che non ho più (e l’ho scoperto rispondendoti. Di questa cosa ti sarò sempre grato). Sei molto gentile ad offrirti di “intermediare”, ma se dovesse mai accadere che Marta ed io ci incontriamo, ciò deve avvenire per una nostra iniziativa diretta, almeno io la vedo così. D’altra parte se nessuno dei due si è mosso verso l’altro vuol dire che andava bene così ad entrambi. Sarò sincero fino in fondo. In questi anni Marta non mi è mancata, Giorgia si. È stato il più grande sacrificio che ho fatto per la serenità. Ti abbraccio Ricky

GRAZIE!

L’avventura di “Badavo ai Badanti” è nata anni fa’. Con Ricky, un amico di vecchissima data, stavamo attraversando la città per andare a cena su i navigli. Cercando di sfuggire all’afa meneghina di luglio. A quei tempi camminavo tranquillamente. Le mani cominciavano a cedere. L’Istituto Neurologico Besta era già entrato nella mia vita. “Affronti la malattia con un coraggio fuori dal comune. Dovresti scrivere un libro raccontando la tua storia”. Ero pieno di dubbi. Non pensavo di avere né la credibilità né l’autorevolezza sufficienti. L’unica idea che mi convinceva era che se quello che avrei mai scritto avrebbe potuto aiutare anche una sola persona, allora ne sarebbe valsa la pena.

In questi ultimi mesi, dopo 63 post e più di 4.600 visualizzazioni di pagine, ho ricevuto molti consensi. Ognuno è stato prezioso. Come preziosa è la presenza di chi ogni giorno legge il blog. Ringrazio tutti. Per esserci e per darmi l’energia per continuare.
Grazie!

PERCHÉ "BADAVO AI BADANTI"

Lavoravamo per sol-tec da più di un anno e con Mauro, l’amministratore delegato di par-tec, la capogruppo, eravamo diventati amici. Mauro viveva in Toscana, nel Chianti. Il Chianti è un luogo speciale per tutto il mondo. Per me a maggior ragione perché tra le sue valli ho incominciato ad innamorarmi di Nelly. Tornare a Gaiole, Greve, Radda, Panzano è quindi quasi un obiettivo. Così quando Mauro ci disse che alla prima occasione avremmo dovuto pranzare insieme nel Chianti dovevo solo trovare il “pretesto”.
Il “pretesto” capitò a fine settembre. Un presentazione di B2 all’Investor Relations Manager del Monte dei Paschi di Siena. Pierluigi, allora socio di B2, ed io arrivammo nel Chianti in macchina. Guidava Paul, peruviano di 22 anni. Aveva preso servizio all’inizio del mese e dopo una settimana si era dimostrato un disastro. Il viaggio verso Siena era stato da brividi: Paul aveva la patente ma aveva appena confessato di avere poca esperienza di guida. Io non guidavo più da oltre cinque anni: le mani erano praticamente inutilizzabili. Pierluigi non poteva guidare. Agli inizi di luglio aveva avuto un infarto molto serio: doveva stare tranquillo!
Avevamo appuntamento con Mauro e Donatella a Poggibonsi. Mauro non poteva guidare. Aveva seri problemi agli occhi.
Mentre entravamo in città Paul aveva quasi investito un nuovo operaio che stava svuotando un secchio di calcinacci in un bidone. La strada era rettilinea, in discesa. Ero al telefono con Mauro. L’operaio era a poco più di 100 m di fronte a noi e Paul stava deviando verso di lui, impercettibilmente, lentamente, inesorabilmente. Parlavo con Mauro, guardavo l’operaio, controllavo Paul. “No, non gli posso rompere i coglioni anche questa volta… tanto l’ha visto….”. Continuavo a parlare con Mauro, guardare l’operaio, controllare Paul. L’operaio ci guardava distrattamente. “Adesso si sposta… l’ha visto”, penso ingenuamente. “CAZZO! IL SIGNORE!” urlo selvaggiamente. Paul non si sposta. L’operaio inarca la schiena. Lo specchietto laterale gli passa ad una spanna dalle reni… salvo. Sono furioso. Vomito che la mia ira su Paul. Pierluigi attonito. In vent’anni che ci conosciamo non ha mai visto così. Mauro è ancora al telefono. Anzi ci hanno appena raggiunti.
Entro a “Il Colombaio” di Casole d’Elsa camminando appoggiato a Paul. Mi siedo. “Sparisci” gli sibilo. Sono frustrato e stanco.
Un infartuato, uno affetto da CIDP da quasi 20 anni e uno con seri problemi agli occhi a pranzo si raccontano delle loro vite. E per fortuna stiamo raccontando il lato ridicolo. Ci stiamo divertendo. In alcuni momenti ridendo fino alle lacrime.  Devo ammettere che all’inizio del pranzo sono stato pesante. Ho raccontato quanto sia complicato trovare un badante “normale”. Uno che sia attento il minimo necessario, che ha ascolti il minimo necessario, che faccia il minimo necessario. Racconto gli aneddoti… il ficus farloccus. Incomincio a distendermi.  “Prima o poi ne troverò uno all’altezza, uno che io non debba controllare in ogni momento; prima o poi dovrò anche incominciare a scrivere il libro sui miei badanti” sospiro. “Già”, interloquisce Mauro “lo si potrebbe intitolare Badavo ai Badanti “. Geniale!
Se ho continuato ad accarezzare l’idea di scrivere della mia vita da disabile è anche merito di Mauro e del suo titolo.
(Settembre 2005, circa)