“Quest’estate ti porto in vacanza. Andiamo a Paros”. L’espressione irremovibile di chi ha preso una decisione irrevocabile. “Non puoi continuare a passare le estati a Milano… E non mi rompere i coglioni con il fatto che non riesci a vestirti, ti aiuto io”. Gli occhi di Ugo sono piantati nei miei, pronti ad aggredire la minima contestazione. Che non mi azzardo a pronunciare.
Un gesto di straordinaria generosità che va oltre l’amicizia. Per come concepisco i rapporti tra le persone il gesto trascende lo spazio e il tempo. Anche perché la generosità di Ugo è totale. Ha scelto Paros, l’isola dove ho passato le estati più belle. L’isola dove ho passato così tanto tempo sul windsurf da arrivare sfinito a fine giornata. L’isola dove ho trovato amici greci indimenticabili. Paros non tradisce neanche questa volta.
Partiamo in quattro: Ugo, Marcone, Andrea e io. E tra gli alti e bassi delle convivenze forzate passo un’estate indimenticabile. Ugo passa la sua estate più bella di sempre senza sapere che grazie a Paros, dopo poche settimane dal rientro a Milano, incontrerà Romana. Per me quell’estate a Paros oggi significa Fabri e Dani.
(Luglio 1992)