SENZA UNA DONNA … vita da single e problemi di astinenza

La sera andavamo  a “La ringhiera”. Tutte le sere. Nessuna esclusa. “La ringhiera” era  la birreria che Marco, il più caro tra i miei amici, aveva aperto sull’alzaia naviglio grande. Era il nostro salotto. La certezza di trovare sempre Marco e qualcun altro con cui passare la serata. Il sabato avevamo il nostro tavolo.
 Quella sera saremo stati più di 20. Man mano che le ore passavano le sedie si svuotavano. Il nostro tavolo perdeva pezzi. Eravamo rimasti in tre. Gianni, Andrea e io. Con loro, con Gianni soprattutto, la conversazione era sempre inaspettata. Donne e calcio, i punti di partenza. Poi l’inaspettato. La vita, i massimi sistemi, la piega improvvisa. Eravamo affiatati. Un’amicizia nata  e rafforzata ai tavoli del bar dell’università Bocconi. Un affiatamento che  non ci faceva fuggire dalle lunghe pause. Marco aveva tirato giù la saracinesca. Orario di chiusura. “La ringhiera” colma. Caotica. Il nostro tavolo  avvolto dal fumo del locale e dal nostro silenzio.
 Saranno state le due. L’ora in cui il silenzio viene interrotto per salutare e andare oppure per incominciare a scavare dentro di noi. Immancabile, Gianni lancia  la sua considerazione. Che con discrezione scivola tra le briciole sul tavolo,  aggira bicchieri e lattine e ci aspetta.
“Sono cinque mesi che non faccio sesso…”.  Le parole di Gianni sono lente, escono quasi sottovoce.
Pausa.
“È difficile affrontare un momento come questo…” continua Gianni.
“ E cosa comporta…”, interviene Andrea.
Gianni riflette. “Mi rendo conto che  la mia soglia di accettazione si abbassa…”.
Pausa.
“Cioè…” , chiede Andrea.
“Guardo donne che prima non avrei mai guardato…”.
Ascolto senza intervenire giocherellando con quello che c’è sul tavolo. Un pezzo di grissino. Una lattina schiacciata. Sperimento gli effetti benefici della nuova terapia. Le mani stanno migliorando oggettivamente.
“Ti capisco…”, continua Andrea.
Pausa.
“Anche tu?”, domanda Gianni.
“Si – sospira profondamente Andrea – sono tre mesi che sono in astinenza…”.
“E ti lamenti?”. Gianni si finge severo.
Andrea risponde serio, quasi abboccando alla finta provocazione di Gianni. “La questione non è lamentarsi o meno. Sono le abitudini… le aspettative… e le necessità fisiologiche dove le mettiamo?”.
 “Comunque – continua Andrea rivolgendosi a Gianni – come è la più brutta con cui sei mai stato?”
“Non mi ci far pensare …” e incomincia a raccontare.
I ricordi si accavallano. Aneddoti fanno capolino dal profondo  della memoria. Io ascolto. Ogni tanto partecipo con un “mmm” o con un “già”.
“Andre, tu come lo affronti questo periodo?”, chiede Gianni.
“Ci penso il meno possibile e cerco di uscire con gente nuova… nuovo giro, nuova carne, nuove opportunità”.
Gianni si lancia in considerazioni spiritual-esistenziali, il suo modo di affrontare l’astinenza. Io continuo ad ascoltare.
Una nuova pausa avvolge il tavolo. Saranno quasi le tre.  Gianni si guarda in giro.  Sbadiglia. Andrea osserva il tavolo assonnato. Io giocherello goffamente con uno stuzzicadenti.
Andrea alza gli occhi pigramente. Mi osserva. “Ricky… tu?…”. Le parole si fanno strada tra uno sbadiglio.
“Non faccio sesso da nove mesi…”, dichiaro.
“E come affronti questo periodo…”, mi chiede Gianni stancamente.
“Da quando le mani stanno migliorando … meglio”, spiego distrattamente.
Pausa. Brevissima.
Andrea  butta indietro la testa ridendo fino alle lacrime. E ci contagia. Sono le 3.30.
(marzo 1996, circa)

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