Farmi produrre cellule staminali. Prelevarle. E reinfonderle dopo un periodo di crioconservazione in un “bidone di azoto liquido”.
In passato le cellule staminali venivano prelevate direttamente dalle ossa del bacino. Espiantate in anestesia generale. Oggi, grazie a una tecnica chiamata Leucaferesi, le cellule staminali sono raccolte dal sangue periferico. Prima della Leucaferesi il paziente viene sottoposto ad un dosaggio di chemioterapia. Al chemioterapico segue la somministrazione sotto cute di un farmaco (Lenograstim) che stimola il midollo osseo a produrre cellule staminali del sangue. Dal midollo osseo le cellule staminali passano al sangue. È il momento della Leucaferesi, il prelievo.
La leucaferesi si esegue applicando un ago nella vena di un braccio del paziente. Il sangue viene aspirato dal “separatore cellulare”, una macchina che divide le cellule staminali dalle rimanenti componenti del sangue sfruttando la forza centrifuga. Le cellule staminali vengono raccolte in una sacca sterile. La parte scartata viene reinfusa. Si raccoglie così una grande quantità di cellule staminali, sufficiente per eseguire uno o più trapianti. Rispetto alle cellule staminali prelevate con l’espianto, quelle ottenute mediante leucaferesi permettono una ricostituzione più rapida del midollo osseo.
La procedura è semplice. Lineare. Quasi banale. Nel mio caso c’è la classica variante. Dopo più di dieci anni di CIDP, di terapia endovenosa, le vene delle braccia sono diventate piccole e fragili. Somministrare il chemioterapico endovena vuol dire bruciarle definitivamente.
Imparo così dell’esistenza dell’accesso venoso centrale. Entrare nel sistema circolatorio con un catetere attraverso una vena centrale: la succlavia (sotto la clavicola), la giugulare o la femorale. “Catetere venoso centrale”. Così si chiama il “tubicino” che viene inserito. Un tubicino lungo circa 20 cm con un diametro di alcuni millimetri. Viene posizionato in anestesia locale e fissato con due punti di sutura. Il catetere venoso centrale viene utilizzato sia per l’infusione della chemioterapia e dei vari farmaci previsti dal ricovero che per i prelievi. E la Leucaferesi. Ovviamente.
Per una volta le braccia sono salve. E sono salvi gli infermieri. Il catetere venoso centrale è posizionato dagli anestesisti.
