“Vai subito a dire qualcosa a tua sorella. Fatti dire cosa ha combinato e dille qualcosa”. Mamma ci aveva cresciuti con le urla. E le sue erano proverbiali. Acute. Nitide. Assordanti. Quando eravamo piccoli la sola minaccia di urlare era sufficiente a ricondurci all’ordine.
“Vai da tua sorella”. L’urlo della mamma si deforma in uno strillo stridulo.
“Mamma…”.
“Vai!”. Il tono è imperativo. Come quando avevo dieci anni. A dieci anni scattavo. A trenta sorrido. Sorrido rassicurante. “Ora vado, ma fammi entrare”. Sono appena rientrato dall’ufficio. La giornata è stata estenuante. Varco la soglia ed entro nello spogliatoio. Mi levo i guanti lentamente. Il cappotto. La sciarpa. La giacca. La cravatta. Tutto lentamente. Volutamente. Prendo tempo per riflettere. Il mio rapporto con Marta è migliore di quello con Alessandro, complice il fatto che negli ultimi anni, tra gli studi a New York e il trasferimento a Sarnico da Paolo, ha vissuto in famiglia poco tempo. Non che con lei non ci fossero conflitti. Anzi. Erano meno frequenti. Più aspri. Ma tutto sommato riuscivano a dialogare.
“Vai da lei e…”, riprende la mamma. La interrompo bruscamente. Pianto i miei occhi nei suoi. Allungo la testa verso la sua. E sottovoce incomincio.
“Dimmi quello che è successo. Se non me lo dici vado di là, saluto, accendo la televisione e non rivolgo la parola a nessuno… Prima che tu dica qualsiasi cosa sappi che dirò quello che penso io, non quello che tu vorresti che dicessi. È chiaro?”
Mamma fa una lunga pausa. Poi, con un solo fiato, lancia il carico.
“È incinta non vuole abortire vuole sposare quello là io non voglio che abbia un figlio da quello là e che sposi quello là”.
Mamma non aveva mai sopportato Paolo, quello là. E non aveva torto.
“Ho saputo tutto”. Sussurro. Sono calmo e desidero che Marta se ne accorga bene. “Come stai?”.
“Così”. La voce flebile flebile. Gli occhi che fissano le ginocchia.
“Sei sicura di volerlo tenere?”
“Si”. La voce è più piena.
“Sei sicura di voler sposare Paolo?”
“Si”. Il viso che lentamente si rivolge verso il mio.
Sospiro. “Senti Marta, ascoltami bene. Io non sono nessuno per dirti cosa devi o non devi fare in una situazione come questa. Quindi non ti dirò niente. Ti chiedo solo una cosa. Pensa attentamente a quello che fai, alle conseguenze delle decisioni che stai per prendere perché segneranno tutta la tua vita. Pesa bene Paolo. Conosci i suoi pregi, ricordati dei suoi difetti. Ricordati anche che qualsiasi decisione prenderai sarò al tuo fianco”.