TRAPIANTO DI MIDOLLO: LA CADUTA

PRIMA LEGGI: Trapianto dimidollo, razionale terapeutico e probabilità di morte

Strike sta definendo la sua nuova dimensione. In attesa di ricevere incarichi come consulenti di comunicazione, ricerchiamo sponsor. Romana si divide tra l’agenzia e l’associazione culturale che dirige. Sua cugina ci aiuta mezza giornata. La sede è nel super attico dell’appartamento di Milano 2.
La mattina mi sveglio, faccio la doccia, faccio colazione e mi arrampico verso l’ufficio. Ogni giorno compio la scalata almeno quattro volte. Mattino, pranzo, pomeriggio e sera, dopo cena. La CIDP sta vivendo un momento di gloria. Gli anticorpi stanno prendendo il sopravvento. E con il passare dei mesi le condizioni delle gambe sono peggiorate ad una velocità sconcertante. Le gambe deboli mi impongono di camminare appoggiandomi ai muri. Barcollando raggiungo la scala.
La scala è di muratura. I gradini rivestiti di boiserie, protetta da una passatoia di moquette. La prima rampa è di pochi gradini. Salendo, il muro è sulla sinistra. Il lato destro è scoperto. Mi inginocchio. E gattono fino al pianerottolo. La rampa continua a sinistra. Il muro su entrambi i lati. Continuo a gattonare. Sette gradini e affronto il tornante. I gradini diventano triangolari. Li affronto all’esterno dove sono più larghi. Il triangolo prima dell’ultima rampa è largo. Mi alzo in piedi e mi appoggio al muro dietro di me. Gli ultimi gradini mi aspettano. Appoggio le mani su i muriccioli ai lati. Devo concentrarmi al massimo. La CIDP ha reso insensibili i palmi delle mani. Non sento il muricciolo. Ogni volta che le sposto le guardo attentamente. E le posiziono meticolosamente al centro. Cinque gradini e sbarco nel super attico. La mia postazione è a destra, oltre il muretto. Affronto il momento più pericoloso. Faccio perno sulla mano destra. Ruoto verso destra e mi infilo tra tavolo e muretto. Gli occhi piantati sulla mano d’appoggio. Se scivola piombo nella scala e mi ammazzo. Così. Tutti i giorni. Sette giorni alla settimana.
“Buongiorno”.

“Buongiorno”, rispondo a Enza, la signora che tre volte alla settimana fa i mestieri in casa. Sono appena sbarcato nel super attico. Prendo i tempi per la rotazione sulla mano destra, il mio perno. La fisso per controllarla. Stacco la mano sinistra dal suo muricciolo. Nello stesso istante i miei occhi vengono catturati da un post-it sulla mia tastiera. Un messaggio della cugina di Romana. La mano destra, il mio perno, scivola indietro verso la scala. Non me ne accorgo. Perdo l’equilibrio. Poi, tutto succede in un attimo. Un lungo, tremendo attimo.

Cado nella scala. Di testa e di schiena. Ragiono. Mi irrigidisco come una tavola. Così, dopo l’inevitabile schianto, dovrei scivolare sui gradini. L’istinto del judo è ancora forte in me. Il mento si appoggia al petto. Nei combattimenti serve per non battere la testa quando si cade all’indietro. Si evita lo stordimento della botta e si è più pronti a riprendere lo scontro. Ragiono. Così scopro le vertebre cervicali e le espongo ai colpi sugli spigoli dei gradini. Meglio la testa. E allontano la testa dal mento spingendola il più indietro possibile. Appena in tempo. Lo schianto è terribile. Colpisco i gradini con violenza. Sento il rumore, non il dolore. Riesco a mantenermi rigido. Tutti i muscoli tesi. E, come avevo sperato, scivolo sui gradini. I piedi in alto e la testa in basso. Così mi fermo sul pianerottolo. Enza, che mi ha aveva seguito, sta per prendermi i piedi. Marta, che si è precipitata sentendo il rumore, sta cercando di sollevarmi la testa.

“Ferme!”. Urlo l’ordine secco.
“Ferme – continuo persuasivo – non toccatemi. Lasciatemi capire come sto”.
Ascolto il mio corpo. Osso dopo osso. Muscolo dopo muscolo. Nessun dolore. Mi muovo lentamente. Prima una gamba. Poi l’altra. Un braccio. Poi l’altro. Il busto. Le spalle. Il collo. La testa. Ancora nessun dolore. Sono stato fortunato. O bravo. O bravo e fortunato. Non importa. Spiego a Marta e alla signora come aiutarmi. Mi siedo sul pianerottolo. Sospiro. Mi appoggio ai gradini della seconda rampa. E gattono verso il super attico.

Mentre mi arrampico mi ricordo della visita di controllo con il Prof. È prevista per domani pomeriggio. Porterò a casa il trapianto di midollo.
(Novembre 1998, circa)
trapianto-di-midollo

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