Prima leggi: IL PROBLEMA DELLE VENE (EP. 1)…
“Ciao Ricky! … È arrivato Ricky!”. Saluto con un cenno della mano l’infermiere dietro il bancone. Che mi sorride mentre continuo la marcia di avvicinamento. Lentamente l’espressione dell’infermiere cambia. Il sorriso si trasforma. Gli zigomi si rilassano. Le labbra si serrano. La fronte si corruga.
“Sta cercando qualcosa nella memoria”, penso distrattamente mentre arrivo al posto infermieri.
Poi cambia ancora. Da pensieroso il viso si contorce in un’espressione tra la delusione e l’incazzatura. Torna a sorridere appena lo raggiungo.
“Domani mattina sei di turno e la mia camera è nel tuo settore”. Lo dico come fosse un dogma.
“Siii, Ricky”, mi risponde l’infermiere sbuffando e ridacchiando.
“Cazzi tuoi – ribatto ridendo e sfottendo -ti tocca, io ci metto il braccio…”.
“Faccio un ultimo tentativo, Ricky. Vige la regola del tre, poi non voglio continuare a farti del male”.
“Vai tranquillo. La fortuna è che con la CIDP ho pochissima sensibilità”.
Vedere un infermiere abbattersi, perdere i suoi punti di riferimento per le mie vene mi dispiace e mi fa sempre sentire un po’ in colpa. Per questo sopporto tutto. Non mi lamento mai. Per loro, che sono lì per me. Anche, come è capitato, quando mi hanno inserito l’abocat al dodicesimo buco, dopo quasi due ore di tentativi.
Chi, ogni tanto, becca la vena al primo colpo sfoga la tensione con un lungo sospiro per poi esultare come se avesse conquistato una vetta inviolata.
“Ho beccato Ricky al primo colpo!”. È il grido di liberazione. Un trofeo da vantare con i colleghi.
Dopo tre giorni di infusione l’abocat sta irritando la vena. Bisogna cambiarlo. Daniela è venuta a trovarmi. Lei e Fabrizio non sono mai mancati. Gavino, concentratissimo, prepara tutto il necessario sul letto. Cotone, cerotto, disinfettante, abocat di due misure, garza, forbici, laccio emostatico, rasoio per depilare. Non manca niente. Daniela non esce dalla stanza. Gavino si è dimenticato di invitarla ad aspettare fuori. Evidentemente non è un problema per nessuno.
Primo tentativo. Fallito.
Secondo tentativo. Fallito.
Terzo tentativo. Fallito. Gavino supera la regola del tre. Bene. Ci consultiamo.
“Ricky ce la fai? Vuoi che chiami un altro?”
“No. Vai tranquillo. Andiamo avanti”.
Gavino non risponde. Prende il laccio emostatico e riparte.
Quarto tentativo. Fallito.
Quinto tentativo. Fallito.
Sesto tentativo. Fallito.
Settimo tentativo. Fallito.
Gavino fa un respiro profondo. Espira lentamente. Temo che sia sul punto di cedere. Invece guarda Daniela con espressione professionale e assorta.
“Scusa, senza offesa, potresti uscire? Sei vestita tutta di nero, non vorrei che portassi sfiga”.
Daniela esce di buon grado. Ridendo. Gavino è concentratissimo. Afferra il laccio emostatico e si prepara all’ottavo tentativo.
Ottavo tentativo. Successo.
“Lo sapevo che portava sfiga”, esclama Gavino senza crederci troppo.