PSICANALISI: INCOMINCIARE A SCAVARE

Prima leggi: L’EREDITÀ DI DARIA

Impossessarmi degli strumenti per affrontare e riparare i danni provocati da Daria. Trovare l’equilibrio con le compagne. Scavare dietro alla CIDP, scoprire se possa essere stata provocata da qualche strano fenomeno psicosomatico. Ripeto gli obiettivi come un mantra mentre salgo la scalinata che porta allo studio della Zav. Mentre mi avvicino alla porta il mantra si trasforma in una cantilena che mi accompagna verso la prima seduta.
Sorriso rassicurante. Viso che sprizza pace. Fisico minuto. Cappelli corti, castano rossicci. Mi fa accomodare su una comoda poltrona di pelle nera. La Zav si accomoda su una poltrona gemella davanti a me. Incominciamo. Le spiego i miei tre obiettivi. La Zav ascolta con attenzione. Ogni tanto annuisce. Ogni tanto chiude gli occhi. Poi prende la parola e mi spiega come procederemo. Faremo tre o quattro sedute. Dopo la quarta seduta deciderà il metodo e se è l’analista giusto per il mio caso. Diversamente mi segnalerà l’analista più adatto a me.

“No, dottoressa. Lei sarà la mia analista”.
“Perché? Come mai ne è così convinto?”
“Quando Dalila mi ha dato il suo numero di telefono l’ho memorizzato con una tecnica di memoria che trasforma i numeri in immagini. Ebbene, l’immagine è del caos che si organizza. Di solito non credo nei segni, ma a questo voglio credere. Lei è la mia analista e con lei andrò fino in fondo”.

I primi mesi sono dedicati al “caricamento del database”. Racconto alla Zav della mia famiglia, delle mie storie, della CIDP. Racconto delle emozioni, delle tristezze, delle gioie. Entro nelle pieghe gli episodi, delle sensazioni. La Zav ascolta. Ogni tanto mi chiede di approfondire. Il primo periodo scorre serenamente. Poi arrivano le prime resistenze. Alzo i primi muri. Non sento le domande della Zav. Mi formicola lo stomaco. Oppure un pensiero si mette di traverso. Ogni volta me ne accorgo istantaneamente. Reagisco sempre all’istante, svelando l’interferenza alla Zav. E sbriciolandola. Attaccandola con tanto vigore psicologico da polverizzarla, inducendola a non presentarsi più in quella forma. Obbligandola ogni volta a ripensare le ostruzioni. È una partita a scacchi con la mia mente, tra me e me stesso.

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