Della CIDP si parlerà tra po’ di anni. Adesso è un’infiammazione al sistema nervoso. L’origine è ignota. Bisogna indagare. La puntura lombare è l’esame per escludere o confermare l’origine virale. Con la puntura lombare si preleva il liquor spinale che nell’eventualità della presenza di un virus ne tiene traccia.
Della puntura lombare mi aveva raccontato Maurizia. “Un esame dolorosissimo. Un mal di testa incommensurabile. Per almeno due giorni”, mi aveva spiegato raccontando l’esperienza di un amico. Maurizia tendeva a rendere i racconti ipertrofici. Ma la premessa era oggettivamente inquietante. Il liquor si preleva inserendo un ago piuttosto grosso tra due vertebre lombari fino al canale midollare.
Sono seduto sulla barella dell’ambulatorio del reparto di neurologia al secondo piano del Besta. I piedi appoggiati a un trespolo. Le gambe rannicchiate. Abbraccio un cuscino. Il tutto espone nitidamente le vertebre lombari. Sono pronto. Un po’ preoccupato. Ma le emozioni sono sotto controllo. Do l’ok.
Sento il cotone imbevuto di disinfettante sui lombi. Freddo. Le gocce che scorrono verso le natiche. Sento lo spray anestetizzante. Gelato. Sento “un dito” premere tra le vertebre lombari. Deve essere l’ago che comincia a farsi strada. Non sento più nulla. L’ansia sale leggermente. Per precauzione inspiro ed espiro. Lungo e lento. “Incomincio ad aspirare”, mi informa il medico. Sento uno strappetto. Leggero. Strano. Sconosciuto. Uno strappetto all’interno della colonna vertebrale. Sotto il livello del lago. Il mal di testa incommensurabile. “Deve incominciare così”, penso. E l’ansia esplode. La testa mi gira.
“Sto per svenire”, comunico all’equipe.
“Cosa?” Il medico è sorpreso.
Alzo la voce: “sto per svenire”.
Due infermieri si piazzano ai miei lati. Ognuno mi tiene per una spalla. Un’infermiera mi si piazza davanti.
“Che lavoro fai?”. È il medico.
“Insegno metodologia di studio: tecniche di memorizzazione e lettura rapida”, rispondo mentre la testa continua a girare.
“Lettura rapida? – ribatte il medico – balle! Non funziona!”.
“Come non funziona?! Come fa a sapere?!”. La polemica mi da una botta di adrenalina.
Mi riprendo. Dura poco. La testa incomincia a vorticare.
“Cazzo… sto per svenire”.
Gli infermieri guardano il medico si fanno un cenno d’intesa. Delicatamente, mi coricano sul lato destro. Mentre l’ago è ancora tra le vertebre.
Terminata la puntura seguo pedissequamente le istruzioni. Un’ora sdraiato sulla pancia. Ventiquattro ore sdraiato senza cuscino. Il secondo giorno ancora sdraiato. Bere tantissimo. Del mal di testa incommensurabile neanche un accenno. L’analisi del liquor è negativa. Nessun virus.
Un anno dopo. Secondo ricovero. Seconda puntura lombare.
“Perché?”. L’idea non mi piace.
“Per verifica”. Mi spiegano.
Cedo.
Sono seduto sulla barella. Sto per prendere posizione quando il vice primario entra nell’ambulatorio.
“A proposito, l’ultima volta stavo per svenire”.
“Ma come? Un ragazzone come te”, interviene il vice primario, leggermente strafottente.
“Con tutte quelle che ho fatto io…”, continua il vice primario.
“Quante ne hanno fatte a lei?”. La mia domanda è secca. Improvvisa.
“Nessuna”, risponde tranquillamente il vice primario.
“Appunto. Allora cosa parla?”. Lo sto sfidando apertamente.
Il vice primario ordina che mi facciano una puntura per isolare il sistema nervoso simpatico. Quello dal quale dipendono le emozioni.
È andato tutto per il meglio. Non sono svenuto. Ho seguito la procedura. Nessun mal di testa. Il liquor negativo anche questa volta. Basta con la puntura lombare. Non la voglio più fare.
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