Siena mi è entrata nel cuore con Nelly, in un fine settimana di novembre. È una città straordinaria e per me lo è ancora di più perché le sue contrade sono state testimoni della nascita del mio amore per Nelly. Tornare a Siena è più di un obiettivo, è un piacere immenso che va soddisfatto anche con un banale pretesto. Quando B2 Axioma, la mia società, elaborò e applicò BSQ, il modello per gestire la reputazione delle Società quotate, alle banche, un viaggio a Siena non era più un pretesto, era un obbligo. Un obbligo piacevole.
Rocca Salimbeni mi colpisce. Discreta quanto maestosa, varcando la soglia dell’entrata con “Monte dei Paschi” scolpito sull’arco che sovrasta la porta respiro il senso della tradizione. Sono nella banca più antica del mondo. È una giornata incantevole. Primaverile. Limpida. I colori della Toscana che stordiscono. Pierluigi e io arriviamo puntuali. Siamo accompagnati da Riccardo, un badante filippino. Ci facciamo annunciare e ci invitano ad attendere nella sala d’aspetto sulla destra dell’entrata. Chiudo gli occhi e li riapro immaginando come doveva essere nel 1500. I muri della sala hanno la mole di bastioni. Anelli di ferro pesantissimi del diametro di 30-40 centimetri sono inchiodati alle pareti. Probabilmente vi legavano i cavalli. “Buongiorno Sig. Taverna…”. L’assistente dell’Investor Relations officer ci invita a seguirlo.
Sono incantato dalla sede. Cammino appoggiato a Riccardo. Entriamo in ascensore. Appena si chiudono le porte veniamo tutti i colti dal “classico imbarazzo”. Ci guardiamo la punta delle scarpe. Studiamo la targhetta avvitata sopra i pulsanti. L’ascensore tremendamente lento. Decido di rompere il silenzio. Il luogo in cui ci troviamo offre infinite opportunità di conversazione non banale.
“Cos’era questo palazzo prima di diventare la sede della banca?”, domando all’assistente.
“La banca”.
“Si, ho capito, ma prima?” insisto pensando alla giovane età della assistente che probabilmente lo rende immune dal fascino della storia.
“La banca – replica deciso – La banca. Siamo la banca più antica del mondo. Il palazzo l’abbiamo costruito noi”.
“Già…”. Meglio che stia zitto.
In sala riunioni Pierluigi e io rimaniamo da soli pochi minuti. “Che figura di merda!”, ride sfottendomi, imitando il tono impegnato che mi ero dato. Non mi rimane che ridere e sfottermi.
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Riccardo e io siamo in macchina da soli. Lui al posto di guida, io sul sedile posteriore. Pierluigi è entrato nel comando dei vigili urbani per registrare la targa della macchina ed evitare così di prendere la multa per essere transitati nella zona a traffico limitato. Finito l’appuntamento al Monte dei Paschi, è l’ultima tappa prima di andare a pranzo a Greve in Chianti.
Riccardo alza lo sguardo verso lo specchietto retrovisore.
“Scusi signor Ricky”.
“Si”.
“Siamo a Siena?”.
“Si”, rispondo controllando il tono. Uscendo da Gaiole in Chianti gli avevo detto di seguire le indicazioni per Siena. Sono curioso. Chissà dove vuole arrivare?
“La città della famosa banca Monte dei Paschi di Siena?”
“Siii…”. Sono sempre più curioso.
“Lo sa che è così famosa che la conosciamo anche nelle Filippine?”
“Ma va?!” Fingo di essere sorpreso ma sono deluso. Tutto qui?
“Scusi signor Ricky”.
“Mi dica Riccardo”.
“Ma qui a Siena, dov’è il Monte dei Paschi di Siena?”
No! Non ci posso credere! Eppure è stato con me tutta la mattina! Cosa gli rispondo? Lo sfotto? Possibile che siano tutti storditi?
Sospiro rassegnato. “Riccardo, ci siamo stati dentro tutta la mattina”. Rispondo con grazia.
“Ah…”. Quell’ah, una persecuzione.
Siamo quasi a Milano. Ripenso alla giornata. Però… anche la mia domanda è stata degna del miglior badante. E il mio “già” è stato degno del miglior “ahh”.
(aprile 2007, circa)
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