L’INCUBO: CACCIA ALL’AGGRESSORE SENZA VOLTO (parte 1)

PRIMA LEGGI: L’aggressione

Non mi dà tregua. L’aggressore mi incalza con la perseveranza di un martello pneumatico. È arrivato il momento di parlarne con la Zav. Che mi forza a smontare ogni ragionamento, ogni ipotesi. Ridurli ai minimi termini e analizzarne ogni piega. Da tutti i punti di vista. Talmente tanti punti di vista da sembrare infiniti. Una fatica estenuante. Uno sforzo mentale senza pari. Soffro senza rendermene conto. E ricorro a tutte le tattiche dilatorie. Più o meno consciamente. E più mi accorgo dei miei tentativi di eludere la discussione, più mi concentro e mi focalizzo. Sto scavando e la sensazione di avvicinarmi a qualcosa di scomodo è netta. Qualcosa che sta amplificando le mie resistenze. Qualcosa che non vedo. Che percepisco. Sono lacerato tra la spinta a scendere in profondità e una forza che mi trattiene. Scendo. Fino in fondo.
L’incubo mi sta perseguitando. Le aggressioni si sono fatte più frequenti. Più selvagge. Soprattutto da quando ho cominciato a parlarne con la Zav. Continuo a non riuscire a difendermi ma il segnale è inequivocabile. Sto seguendo la pista giusta. L’aggressore si sente incalzato. E reagisce attaccando. Per scoraggiarmi, farmi arrendere. Io non mollo la presa. Il momento di dare un volto a colui che tormenta le mie notti si sta avvicinando.
Mio padre. È papà. Non può che essere lui. Nei miei incubi l’aggressore è la proiezione del suo tentativo di schiacciare le nostre personalità sotto il peso della denigrazione e dei sensi di colpa. Sono orgoglioso di avere capito. Sono orgoglioso di non avere mollato. Mi precipito dalla Zav e le racconto come ci sono arrivato.

“Razionale”. È il commento della Zav. Una sassata. Abbracciata dalla sua poltrona, seduta davanti a me, lancia la sua pietra. La lancia lentamente. Pacatamente. Quasi sonnecchiando. Ma con le pupille che scintillano. Mi ha lanciato l’ennesima sfida. Mi viene da piangere al pensiero della fatica buttata. Di quella che mi aspetta. Nel tempo che la pietra impiega ad attraversare lo studiolo accarezzo l’idea di gettare la spugna che gronda del mio sudore. Accarezzo l’idea di appoggiarmi alla Zav. Far fare a lei una parte del lavoro. Invece, appena arriva a tiro la afferro. Accetto il rilancio. E ricomincio a scavare.

(1998, circa)
         persecutore

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