Fine maggio 2002. O inizio giugno. Non è importante. È importante che a due anni dal trapianto di midollo cammino sempre meglio. E sempre più a lungo. Sei o sette kilometri. La fiducia nei miei mezzi è assoluta. Effetto della prova Paola Valenti. Cado raramente. E le volte che mi capita di cadere mi rialzo. A fatica. Lentamente. Ma lo faccio da solo. Rifiuto qualsiasi aiuto. Devo farcela sempre da solo. E cadendo, quelle poche volte che mi è capitato, qualcuno si è sempre precipitato ad aiutarmi. Ma l’ho sempre dovuto deludere. È importante che questa mattina l’aria è strepitosa, pungente. Il cielo ha un colore vivo, un azzurro che Milano vede raramente. Tutto mi invita a camminare. È importante che per la prima volta dopo cinque anni di vita da single mi sento predisposto ad avere una storia. Se capita…
“Ivan, vado in ufficio a piedi. Da solo”. È una comunicazione di servizio. Non voglio il parere di Ivan. La sua opinione pesa. E se avesse anche una sola perplessità …. Esco di casa evitando accuratamente i suoi occhi blu e trasparenti.
“Quando arrivo ti do un colpo di telefono”.
“Ti sei fatto male?”
“No, non penso … No, tutto bene”.
“Posso aiutarti?”
“Grazie volentieri”.
Se l’avessi programmata non sarebbe mai venuta così bene. Mi alzo. Mi mette il braccio sinistro intorno alla vita. Il mio destro intorno alla sua spalla. Saliamo i sette gradini della scala E. Attraversiamo la porta di vetro. Ci rassicuriamo a vicenda. Apro la porta dell’ufficio ed entriamo nella mia stanza. Mi siedo al tavolino delle riunioni pensando che ogni lasciata è persa.
“Posso offrirti un caffè?”
“Grazie, più che volentieri”, risponde illuminando il viso.
Chiacchieriamo amabilmente per il tempo della tazzina. Il clima della giornata, la caduta, i nostri lavori. Ci scambiamo i numeri di telefono. E due sere dopo è sotto casa mia in via Mac Mahon. Usciamo a cena.
“Tutto bene? Posso aiutarti?”
“Tutto ok, grazie. Faccio da solo”
“Sicuro?”
“Sicuro. Devo cavarmela da solo. Grazie mille”.
Salgo i sette gradini. Da solo. Entro in ufficio. Da solo. Ce l’ho fatta. Da solo. Solo. Mi siedo alla mia postazione. Mi faccio portare un caffè e penso a quello che è appena accaduto.
“Pirla! Pirla! Pirla!”