Parto da una premessa. Stepan, il mio badante da quasi due anni, è generoso e quando ho avuto l’infarto ha contribuito sostanzialmente a salvarmi la vita. Questi sono valori che creano legami forti. Stepan non ha metodo. E il suo tasso di imprevedibilità è alto. Devo concentrarmi in una incessante ed estenuante attività di controllo. O di prevenzione. Spiegare, ogni volta come deve fare una cosa che ha già fatto decine di volte. Ogni tanto, anzi sempre più spesso, sono io stesso a darmi del rompiscatole.
È sera e sono appena rientrato dall’ufficio. Seduto sul divano nello spogliatoio aspetto che Stepan incominci a cambiarmi. Mi sfila il maglione. Mi toglie la camicia. Mi ero dimenticato degli elettrodi. Sono sette, ben attaccati al petto.
Questa mattina sono stato all’Ospedale San Paolo, quello dove mi hanno salvato dall’infarto, per una scintigrafia al cuore sotto sforzo. Un’ora e mezza per trovare l’accesso venoso. 15 minuti per la prova sotto sforzo indotto da un farmaco. 25 minuti per la scintigrafia. Il tutto con il cuore monitorato dall’elettrocardiogramma. “Dopo tutto quello che ti abbiamo fatto passare con le vene non ho il coraggio di staccarti gli elettrodi, pensaci tu”, mi implora l’infermiera. Accetto di buon grado. Mi dispiace sempre vedere la loro frustrazione di fronte alle mie vene e il senso di colpa che provano mano a mano che continuano a bucarmi invano.
Guardo Stepan.
“Toglio”, mi domanda.
“Si dice tolgo, Stepan, comunque si”, rispondo dal fondo di una voragine di stanchezza. Ma l’esperienza mi consiglia di stare all’erta. Sempre.
Stepan incomincia ad eseguire il compito meticolosamente. Con la punta dell’indice comincia a staccare leggermente l’adesivo del primo elettrodo. Lentamente, dall’alto verso il basso. Quando l’adesivo è staccato a sufficienza per essere afferrato, lo strappa con un movimento veloce e deciso. Poco male. Io vigilo. Ripete l’operazione con il secondo elettrodotto. Stacca il lembo dell’adesivo. Lo afferra. Lo strappa. Poco male. Vigilo. Terzo elettrodo. Stacca. Afferra. Strappa. Poco male. Mi rilasso. Stepan sa come fare.
Mi rilasso e mi abbandono all’abbraccio del cuscino del divano. Lascio uscire la stanchezza di un dura giornata. Stepan passa al quarto elettrodo. Me ne accorgo all’ultimo momento. Troppo tardi. Urlo. Cerco di urlare ma Stepan è più veloce. Strappa. Contro pelo. La sensazione di essere scorticato. Urlo dal dolore.
“Cazzo! Contro pelo no! – urlo – perché!?”.
“Non lo so, non l’ho mai fatto”, risponde trattenendo una risata.
“Perché?”, mi verrebbe da insistere. Uno sprazzo di saggezza si fa largo tra il bruciore della pelle e l’incazzatura. Sapere perché sarà peggio.
Con i badanti bisogna vigilare sempre. Mai abbassare la guardia. Appena ti rilassi, sbagliano. Un riflesso condizionato. Meglio rompiscatole che scorticato.
(gennaio 2013)