“Ricky perdonami, ho fatto una stronzata”.
La voce di Laudetta è quella di sempre: chiara e decisa. Il riflesso della sua personalità. Questa volta però percepisco una leggera indecisione. È una sensazione, strana. A dirla tutta mi ha sorpreso già dalla sola telefonata. Tra poco più di un’ora dobbiamo presentare il piano strategico di comunicazione a tutto il vertice di TC Sistema. Tra direttori di divisione e amministratori delle controllate assisteranno circa 30 manager. Laudetta ha coordinato tutto. È più di una segretaria di direzione e assistente del presidente. Organizza, coordina, risolve problemi. Nulla le sfugge.
“Cosa è successo Lau?” chiedo tranquillamente.
“Ho organizzato la presentazione nella sala riunioni del consiglio al terzo piano”, mi spiega. L’ansia appena percepibile.
“E…”, interloquisco.
“Non c’è l’ascensore e mi sono dimenticata della fatica che fai a camminare”. Sembra che mi stia spiegando le mie difficoltà.
“Qual è il problema Lau? Ora che lo so parto prima”. Cerco di spiegarle che non è un problema.
“Ma Ricky, sono sei rampe di scale…”, protesta.
“Tranquilla Lau. Parto subito e salirò le scale lentamente. Grazie per avermi avvertito. Per l’inizio dell’incontro sarò seduto placidamente nella sala riunioni”. Riesco a rassicurarla.
Sono arrivato a Garbagnate 40 minuti prima dell’inizio della riunione. Con calma, e con l’aiuto di Ivan mi sono arrampicato fino al terzo piano. La presentazione è andata benissimo nonostante l’idiozia dello “Stratector”, il nome che Giovenale, il mio socio, aveva proposto per i consulenti di TC Sistema.
Ho sempre amato lavorare. Ho lavorato e lavoro tutt’oggi ispirandomi a pochi valori, ma chiari. Responsabilità, innovazione, onestà intellettuale e trasparenza. Non ho mai nascosto la mia disabilità, anche quando era facilmente occultabile e le circostanze me lo suggerivano. E non ho mai permesso alla disabilità di essere un limite per i miei clienti.(marzo 2002, circa)