“Ricky, ti sei accorto che non sto parlando da 10 minuti?”
Porca miseria! È vero! Stefania non sta parlando da 10 minuti… fatto a dir poco eccezionale!
Stiamo tornando dal Lago di Neuchatel in provincia di Berna (Svizzera). Eravamo andati a fare un sopralluogo alle installazioni dell’Expo 2002. Stiamo organizzando il Media educational per TC POS, il software gestionale per i punti vendita per il quale la mia agenzia di relazioni pubbliche gestisce l’immagine.
Siamo partiti la mattina presto. Ivan, senza passaporto né carta d’identità, non può accompagnarmi. Poco male. Basta organizzarsi. Stefania guida la mia macchina. A camminare ho pochi problemi. Dopo il trapianto di midollo di quasi due anni prima me la cavo egregiamente. Berrò poco. Non posso andare in bagno da solo. Questo non mi preoccupa affatto perché sono allenatissimo a “trattenerla”.
Stefania è l’ account con la quale gestisco i clienti istituzionali. Lavoriamo insieme da quasi due anni. E ci capiamo al volo. Con lei non ci si annoia mai. Ha sempre qualcosa da dire.
Sono le 20.00, è già buio. E siamo sulla strada del ritorno. Abbiamo lavorato bene. Abbiamo rispettato il programma. E il sole ci ha accompagnati tutto il giorno. Stiamo attraversando il tunnel del Gottardo. Usciamo dalla galleria.
“BRAAAM!!”
In un istante siamo proiettati in uno scenario apocalittico. Sbattiamo contro un muro d’acqua. Acqua da tutte le parti. Così fitta da sembrare in un acquario. Lampi. Così vicini. Così luminosi da sembrare in macchina. Tuoni. Così violenti che sembrano esplodere nelle orecchie. Uno scenario da apocalisse. Affascinante, quando i lampi illuminano a giorno le montagne. Sono quasi rapito.
“Ricky, ti sei accorto che non sto parlando da 10 minuti?”. Stefania interrompe il silenzio cercando di darsi un tono.
“È vero Stefina …!” Rispondo quasi esclamando. E riconoscendo l’eccezionalità del fatto.
“Devi sapere Ricky, che non parlo quando ho paura… e sono terrorizzata dai temporali”.
E adesso. Cosa le dico? Il primo autogrill a 10 km! Di fermarsi in discesa con questo tempo è da folli. È un attimo essere tamponati. Meglio razionalizzare… .
“Vedi Stefina… finché sei con me sei in una botte di ferro. Non ti può succedere niente”, le rispondo con convinzione assoluta.
“Non mi può succedere niente, in che senso?” Interrompe Stefania mantenendo il controllo. In realtà sono sicuro che tra le righe intende dire: “Cazzo stai dicendo Ricky!? Ti rendi conto che ti sto dicendo che sono terrorizzata!? E che sto guidando la macchina!?”. Un “cazzo” di chiusura ci sta anche bene.
“È una questione logica Stefina – riprendo con maggiore convinzione – con tutte le sfighe che ho, la malattia neurologica, non ho più i genitori… è tutto quello che sai, è statisticamente improbabile che io venga colpito da un fulmine, che mi capiti un incidente automobilistico… o qualsiasi accidente del genere. Giusto?” Concludo piantando i miei occhi nei suoi.
“Giusto!” Risponde Stefania. La voce piena. Rotonda. Come se intendesse dire: “come ho fatto a non pensarci!”.
“Appunto. Di conseguenza, finché mi stai vicina le stesse cose non possano accadere a te!”.
Siamo arrivati a Milano senza problemi. Stefania non ha più smesso di parlare.
(Settembre 2002)