“Non esiste, Momi… non esiste…”
È un mormorio. Quasi inconsapevole. Ma squarcia il torpore della domenica pomeriggio con la decisione di un bisturi. Improvvisamente.
“Cosa, amore?”, Le parole superano le labbra di Simona calpestandosi, contagiate dal caldo e dall’umidità.
“Non esiste che a ventun anni, in una fantastica domenica pomeriggio di luglio, tu e io siamo seduti su un divano a guardare “Domenica In” come due vecchi”.
Momi si siede sulla punta del cuscino. Ho la sua attenzione.
“Quest’estate impariamo uno sport. Canoa fluviale, arrampicata, windsurf,… scegli tu”.
“Windsurf”. Momi risponde risoluta.
Il windsurf entra nella mia vita il mese dopo. L’ultima settimana di agosto. Sul lago di Garda, in un campeggio di Toscolano Maderno. Cinque giorni di corso. Quattro passati a cadere dalla tavola e ad arrampicarmi indietro. Quattro giorni di lividi, graffi ed escoriazioni. Oltre a una discreta dose di imprecazioni. La mattina del quinto giorno, sul filo di lana, mentre sto per arrendermi all’evidenza che il windsurf non fa per me, qualcosa scatta. Navigo. Pochi metri. Cado. Mi graffio. Impreco. Mi arrampico. Navigo per pochi metri e qualcosa in più. Cado. Impreco. Mi arrampico. Navigo. Navigo. Continuo a cadere. Ma capisco che ce la posso fare.
A settembre il prato del lago di Piona, sul lago di Como, sotto Colico, diventa il nostro divano. Quando sale la Breva, il vento termico che nel pomeriggio soffia da sud ci alterniamo in acqua sulla tavola di Maurizio, il compagno di Marica, la sorella di Simona. Ce la sto facendo. A ottobre compro la mia prima tavola.
(1985 circa)