E dopo due anni di collaborazione con Aida Partners come direttore dell’Area Sostenibilità & Economia Civile finalmente abbiamo il nostro ufficio! Il trasloco è veloce e indolore. Dopo due anni di pellegrinaggio quotidiano alla ricerca di una postazione libera o di una quotidiana negoziazione con Gabriella, la segretaria di direzione, per ottenere una sala, tutti i nostri documenti sono digitali. Archiviati più o meno ordinatamente nei nostri portatili.
Lunedì mattina entriamo nella nostra stanza e prendiamo le misure. Riempiamo la libreria. Assaltiamo la lavagna per dare ordine ai lavori. Ci dividiamo le postazioni. Beatrice e io ci insediamo in quelle principali. Carlo, il nostro assistente, giovanissimo, brillante, appassionato e di una sensibilità antica, di quelle che sono disposte a subire qualsiasi cosa pur di non creare problemi agli altri, viene smistato nella postazione dell’assistente. Bassa. Stretta. Le gambe chilometriche di Carlo faticano a trovare l’assetto giusto. Sono salvate da una seggiola hi-tech, espropriata dalla sala riunioni corporate, con il telaio in acciaio e il corpo in tessuto “avvolgente”. Sagomata. Molleggiata. Carlo è comodissimo.
Ma non ha fatto i conti con Gabriella. Irrompe in stanza spingendo una seggiola da ufficio simil Ikea con le rotelle sghembe.
“Questa è la tua sedia Carlo”. La spiegazione di Gabriella è decisa. Non ammette repliche.
Carlo cambia. Le ginocchia si assestano sotto il mento. Le braccia devono trovare la strada per la tastiera.
“Sei sicuro di essere comodo?”. Il lato materno di Gabriella non resiste.
“Sono molto comodo, grazie”.
“Ma sei sicuro?”
Beatrice e io osserviamo la scena perplessi.
“Guarda che se sei scomodo, ti rimetto questa”, insiste Gabriella molleggiando la seggiola hi tech.
“Per nulla Gabriella, ti ringrazio. Sono comodissimo”.
Intervengo. “Gabriella, lasciagli la seggiola hi tech. Non ti dirà mai che scomodo!”
“Scusa Carlo, pensavo che preferissi questa con le rotelle. Io adoro le sedie con le rotelle. Metterei rotelle dappertutto. Anche sotto i mobili”.
“No, è che…”.
Interrompo Carlo.
“Anch’io ho sempre adorato le rotelle… ma evidentemente devo aver sbagliato qualcosa…”